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L'incontinenza urinaria è una delle più invalidanti condizioni in cui, ogni anno, milioni di persone in tutto il mondo si riconoscono.
Solo in Italia, sono circa quattro milioni le sole donne che si stima ne siano afflitte, e non solamente nell'ultima fase della vita.
La patologia ha origine multi-fattoriale e ha fortissime ripercussioni sulla psiche del paziente e sulla sua integrazione sociale.
Non di rado, infatti, la condizione d'incontinenza porta ad un progressivo isolamento sociale, con gravissime conseguenze sull'umore e sulla salute ed il benessere generale della persona.
Se vuoi scoprire tutto sull'incontinenza fecale, continua a leggere questa pagina.
L’incontinenza urinaria è definita come un’involontaria fuoriuscita delle urine, che il paziente lamenta al di fuori dell’atto della minzione.
È un effetto di una patologia a monte, che peggiora notevolmente la qualità della vita del paziente sino a livelli di grande disagio: non di rado la persona affetta da incontinenza urinaria vede ridotta la sua partecipazione sociale nella vita di tutti i giorni, per l’imbarazzo che la sua condizione porta.
L’incontinenza urinaria rappresenta oggi per le donne una delle patologie che maggiormente inficiano la loro qualità di vita.
In termini epidemiologici non sappiamo l’esatta incidenza dell’incontinenza urinaria nella popolazione, ma alcune stime (dedotte dal consumo di pannolini e pannoloni), indicano che nel nostro paese sono circa 4 milioni le donne in età adulta che ne sono afflitte.
L’incontinenza urinaria è un sintomo multifattoriale ed alla sua insorgenza concorrono molte cause che alterano i meccanismi fisiologici di controllo dell’ultimo tratto delle vie urinarie e quelli neuromuscolari del pavimento pelvico.
I meccanismi che concorrono all’incontinenza urinaria sono diversi e sono rappresentati dalla capacità di reservoir e compliance della vescica urinaria, dalla stabilità del detrusore, dai meccanismi di continenza uretrali, dalla integrità della mucosa uretrale e dalla statica della muscolatura del pavimento pelvico.
L’incontinenza urinaria può essere classificata in:
Il sintomo principale, ben evidente, dell'incontinenza urinaria è l'impossibilità o la grande difficoltà di trattenere con efficacia l'urina.
Da un punto di vista strettamente clinico l’insufficienza urinaria può essere classificata in:
L’incontinenza urinaria goccia a goccia è tipica della ritenzione urinaria cronica, con incontinenza da rigurgito.
Inoltre, può essere espressione della perdita della capacità di serbatoio della vescica o di un deficit sfinteriale parziale o completo con conseguente mancata chiusura dell’uretra.
L’incontinenza urinaria da sforzo insorge con l’aumento della pressione addominale conseguente a colpi di tosse, starnuti, ponzamento o manovra di Valsalva, saltelli, ecc..
È tipica del sesso femminile, soprattutto delle pluripare e delle donne in menopausa, ma può insorgere anche nelle nullipare, nelle giovani e nelle sportive.
L’incontinenza urinaria da sforzo può essere accompagnata da prolasso uro-genitale.
Nel sesso maschile l’incontinenza urinaria da sforzo consegue ad interventi sulla prostata (sia endoscopici che “a cielo aperto”, per patologie benigna e maligna), o ad interventi plurimi e complessi per stenosi dell’uretra posteriore.
L’incontinenza urinaria da minzione imperiosa o da urgenza insorge durante uno stimolo minzionale impellente.
Con enuresi definiamo una minzione involontaria e completa, soprattutto in età pediatrica o adolescenziale, tipicamente durante il sonno (enuresi notturna), a volte durante il giorno, o durante risate (enuresi risoria o giggle incontinence).
La diagnosi dell'incontinenza urinaria prevede una necessaria visita urologica, con una scrupolosa ricostruzione di tutta la storia clinica del paziente, ed il rapporto dettagliato di tutti gli episodi e le circostanze sporadiche o croniche di incontinenza.
La sola visita specialistica generalmente non basta per risalire a monte dell'incontinenza, per cui solitamente il medico prescrive anche diversi esami di laboratorio o specifici come:
Gli esami di laboratorio hanno sostanzialmente lo scopo di escludere la presenza di infezioni alle vie urinarie, mentre la colpocistodefecografia o cistodefecografia hanno come scopo quello di analizzare tutto il percorso delle urine, sia dalla vescica fino all'espulsione durante la minzione.
La terapia dell’incontinenza urinaria ha subito un notevole sviluppo negli ultimi 20 anni: alle terapie tradizionali (chirurgiche e farmacologiche) si è affiancata e spesso sostituita la terapia riabilitativa.
Anche per l’incontinenza urinaria le principali metodiche riabilitative sono: la fisiokinesiterapia (FKT), l’elettrostimolazione funzionale (ESF), il biofeedback (BFB).
I principi generali sui quali si basano le tre metodiche sono quelli già trattati nell’insufficienza fecale.
I protocolli di riabilitazioni non prescindono dalla accurata diagnosi dell’incontinenza urinaria, dall’attenta valutazione delle condizioni cliniche dei pazienti e dal tipo di incontinenza urinaria (da stress, da urgenza, goccia a goccia o da overflow).
Definendo le linee generali dei protocolli di riabilitazione nell’incontinenza urinaria, per chiarezza di trattazione e semplificazione, descriveremo per schemi i trattamenti proposti, tenendo presente che questi devono variare in base alle caratteristiche cliniche dei pazienti, al loro grado di partecipazione e motivazione, alla comprensione dell’iter da seguire.
La assenza di effetti collaterali, le ripetibilità e la facile attuazione dei protocolli di riabilitazione fanno si che essi possono essere attuati in tutte le disfunzioni vescico-uretrali; quindi, anche le pazienti considerate a grande rischio di insuccesso (grave incontinenza urinaria, grave insufficienza sfinteriale e pregressa chirurgia pelvica) possono essere sottoposte ad un protocollo intensivo di riabilitazione pelvi-perineale.
I risultati ottenuti dai protocolli di riabilitazione variano a seconda le casistiche e sono compresi in un range tra lo 0 ed il 70%.
Questa viariabilità, seguendo una revisione della letteratura, dipende dalle differenze di applicazione delle metodiche, dalla selezione dei pazienti, dalla durata dei trattamenti.
I risultati ottenuti nell'esperienza del Dott. Attilio Nicastro si avvicinano all’80% di guarigioni, anche se poi è difficile dare giudizi definitivi sulla loro durata nel tempo.
Si possono comunque muovere solo considerazioni positive a favore della rieducazione ed è utile affermare che essa (quando è ben condotta e sotto diretto controllo medico) non presenta effetti collaterali, è ripetibile sullo stesso paziente e si può prospettare, nei casi più gravi e nelle recidive, il suo uso propedeutico cronico al fine dimantenere una performance pelvi-perineale ottimale.
Il medico specializzato nel diagnosticare e trattare l'incontinenza urinaria è l'urologo: un professionista che si occupa dello studio e della cura delle patologie a carico dell'apparato urinario, sia maschile che femminile.
Datosi che l'incontinenza urinaria è solitamente multi-fattoriale e che, spesso, la causa principale oltrepassa i limiti d'interesse dell'urologia, anche altri medici, col tempo, si sono specializzati nel riconoscere e trattare la patologia.
Il medico ginecologo, ad esempio, ha grande esperienza in tutto l'apparato riproduttivo femminile ed è competente anche in patologie uro-genitali, così come il suo corrispondente (al maschile) medico andrologo.
Considerando che, frequentemente, l'incontinenza urinaria è causata da una disfunzione del pavimento pelvico, anche il chirurgo colonproctologo ha importante esperienza nella patologia, e può diagnosticarla e trattarla con efficacia, soprattutto se specializzato in protocolli e tecniche riabilitative.
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Se ritieni di sperimentare la sintomatologia della patologia descritta in quest'articolo, non iniziare autonomamente terapie, ma parlane subito con il tuo medico di fiducia.
Non impressionarti, non spaventarti ma altresì non sottovalutare nessun sintomo: rivolgiti sempre ad un medico.