Proctologia d'alta specializzazione per risolvere senza dolore i tuoi problemi di:
emorroidi | ragadi | fistole anali | stipsi cronica | condilomi | rettocele
Proctologo a Roma | Lecce | Lamezia Terme
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L'ascesso anale rappresenta il più frequente caso di urgenza proctologica, ed è una patologia ad esclusivo interesse chirurgico.
La formazione di una fistola, ossia di un canale artificiale che il corpo crea nel tentativo di espellere il materiale purulento frutto di un'infezione sottostante, è un processo quasi sempre estremamente doloroso per il paziente, che non risponde ai tentativi di cura farmacologica con gli antibiotici.
Se vuoi sapere come si forma una fistola e come si può trattare, continua a leggere questa pagina.
La fistola anale e perianale rappresenta l’evoluzione di un ascesso, che è la fase acuta di un’infezione che origina dalle ghiandole secernenti muco presenti nel canale anale.
Le fistole anali e perianali rappresentano la fase cronica di tale infezione: ascesso e fistola devono essere quindi considerati due stadi di una stessa malattia.
L’infezione originariamente localizzata nella ghiandola anale, progressivamente si diffonde ai tessuti circostanti formando un canale che mette in comunicazione la ghiandola anale (dalla quale l’ascesso origina) con la cute della regione perianale.
Questa condizione è caratterizzata dalle continue, maleodoranti, secrezioni siero-purulente che fuoriusciranno dal foro cutaneo e che imbrattano continuamente gli indumenti intimi.
I sintomi correlati dipendono quindi dalle varie fasi della malattia.
Nella fase ascessuale, ossia quando si nota la formazione di materiale purulento, i sintomi comuni sono:
Nella fase fistolosa si hanno continue o intermittenti secrezioni di siero-pus attraverso l’orifizio esterno situato vicino all’ano, che non ha tendenza a cicatrizzare.
Se l’orifizio esterno si dovesse chiudere causando una guarigione apparente, ricompariranno la febbre e il dolore che svelano il ripresentarsi dell’ascesso che potrà svilupparsi verso altre direzioni.
Tale processo può verificarsi anche dopo giorni, mesi o anni dalla chiusura dell’orificio fistoloso esterno.
Le fistole anali e perianali persistenti e croniche, non curate, possono degenerare, anche se molto raramente, in tumore maligno in quanto l’infiammazione cronica, presente nei tessuti per molto tempo, può predisporre alla trasformazione neoplastica.
La diagnosi della presenza di un ascesso o di fistole anali e perianali è facile: la semplice visita medica ne rivela la presenza.
La Videoproctoscopia Digitale (o una semplice anoscopia) è necessaria per individuare l’origine della fistola all’interno del canale anale.
Quando questo sia di difficile discriminazione, il proctologo può anche eseguire alcune manovre per individuare il decorso della fistola quali la specillazione del tramite fistoloso (introducendo un sottile specillo all’interno della fistola fino al suo sbocco nel canale anale), la colorazione con un colorante biologico quale il blu di metilene o l’introduzione di acqua ossigenata all’interno della fistola.
Per meglio attuare una corretta terapia chirurgica sono necessarie alcune indagini preoperatorie che permettono di avere un quadro preciso della complessità della fistola, e quindi delle possibili difficoltà tecniche legate all’intervento.
Queste sono rappresentate dall’ecografia endoanale con sonda rotante (in grado di visualizzare con grande precisione le diramazioni dell’infezione in rapporto agli sfinteri) e dalla manometria ano-rettale (utile per valutare il rischio di incontinenza sia negli interventi su fistole anali e perianali complesse che nei pazienti già operati all’ano o con precedenti traumi).
Per lo studio delle fistole anali e perianali recidive o complesse potrebbe essere utile l’esecuzione di una Risonanza Magnegtica Nucleare perineale.
La terapia dell’ ascesso perianale è il più frequente intervento d’urgenza proctologica.
Il paziente con ascesso perianale che non si apre spontaneamente all’esterno, presenta una sintomatologia particolarmente acuta con dolore, febbre e prostrazione: la risoluzione dei sintomi è legata all’incisione della cute sovrastante l’ascesso, con apertura della la cavità e permettendo quindi la fuoriuscita del materiale purulento.
Gli ascessi di piccole dimensioni e non profondi possono essere operati in ambulatorio e in anestesia locale.
Se l'ascesso è grande e profondo, richiede il ricovero immediato e un intervento con un’anestesia maggiore.
Il ricovero ospedaliero si impone inoltre per i pazienti diabetici o con difese immunitarie ridotte.
Il ricorso agli antibiotici è sconsigliato anche in fase acuta, se non nei pazienti anziani, nei pazienti diabetici o negli immunodepressi: l'ascesso anale non è sensibile alla cura antibiotica, e non regredisce con la stessa.
La terapia antibiotica quindi non rappresenta l’alternativa all’intervento chirurgico, in quanto i farmaci risultano inefficaci nei confronti dell’ascesso.
Il trattamento delle fistole anali e perianali residue all’ascesso è pertanto solo chirurgico.
L’intervento, in genere in anestesia loco-regionale o generale, può essere condotto in uno o più tempi in base al coinvolgimento dei muscoli anali nel processo fistoloso.
Il chirurgo colonproctologo esperto deve poter valutare attentamente la conduzione dell’intervento e trovare un giusto equilibrio tra la completa asportazione della patologia e la preservazione dell’integrità degli sfinteri con l’intento di guarire la fistola conservando la continenza.
Per tali motivi la maggioranza dei pazienti operati per fistole anali e perianali mantiene una perfetta continenza e solo nell’8-11% dei pazienti che presentano fistole complesse, l’intervento chirurgico comporta un’incontinenza fecale più o meno grave.
La chirurgia delle fistole anali e perianali è complessa e delicata anche in mani esperte e prevede l’applicazione di molte tecniche, anche in relazione al tipo di fistola da curare.
Modernamente sono possibili anche interventi mini invasivi utilizzando particolari tecniche e attrezzature (FILAC – VAAFT).
In tutti i casi il dolore postoperatorio è di grado lieve o moderato e viene controllato con i normali antidolorifici.
I tempi di degenza sono minimi (24 -48 ore) ed è opportuna una convalescenza a casa, per seguire alcune norme igienico-dietetiche.
Il medico specialista che può diagnosticare e curare le emorroidi patologiche è il chirurgo colon-proctologo: un professionista specializzato nell'ultimo tratto dell'apparato gastrodigerente, ossia il colon, il retto e l'ano.
Il medico colon-proctologo dispone nel suo studio di tutti i macchinari adatti per eseguire ogni genere di esame utile ad appurare la presenza di svariate patologie ano-rettali, come ad esempio il Videoproctoscopio Digitale e l'ecografo endoanale con sonda rotante a 360°.
Il chirurgo colon-proctologo, grazie alla grande esperienza specifica sull'intestino crasso e l'ano, può operare con efficacia e competenza, prescrivendo terapie farmacologiche ed operando in prima persona per mezzo della chirurgia quando questa è invece richiesta come soluzione suggerita o obbligata.
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Se ritieni di sperimentare la sintomatologia della patologia descritta in quest'articolo, non iniziare autonomamente terapie, ma parlane subito con il tuo medico di fiducia.
Non impressionarti, non spaventarti ma altresì non sottovalutare nessun sintomo: rivolgiti sempre ad un medico.