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Sai cos'è e come si sviluppa il cancro del retto?
Superati i 50 anni d'età, è il secondo tumore più diffuso tra la popolazione, subito dopo quello della mammella nella donna e della prostata nell'uomo.
Un killer silenzioso ed inesorabile: in gran parte dei casi cresce e si sviluppa in completa assenza di sintomi, e globalmente è quarto tumore più letale.
Con le moderne tecniche diagnostiche, mediche e chirurgiche, oggigiorno il cancro del retto è una patologia che può essere trattata e sconfitta, con prognosi di buona guarigione quando preso per tempo.
Ecco perché la conoscenza di questa neoplasia e la sua diagnosi precoce è fondamentale, specie superata l'età giovane della vita.
Leggi questa pagina per scoprire tutto sul carcinoma del retto: da cosa origina, le sue cause, come si può trattare e risolvere.
Il carcinoma del retto (o cancro del retto), è un tumore maligno che rappresenta il 30-35% di tutti i tumori dell'intestino crasso che a loro volta rappresentano il 10% di tutti i cancri.
In Italia ogni anno sono oltre 12 000 le persone alle quali è fatta diagnosi di carcinoma del retto e si stima che ogni 100 000 abitanti 40 ne sono affetti, e sempre annualmente 7000 sono i decessi legati alla malattia.
Dopo i 50 anni d'età, il tumore del colon-retto è, statisticamente, la seconda neoplasia per diffusione, dopo il cancro della mammella nella donna e quello alla prostata nell'uomo.
Sebbene il tumore del colon-retto possa colpire tutti e due i sessi, si nota una maggiore incidenza nel sesso maschile, con un rapporto rispetto alla donna di 2:1.
Come tutte le neoplasie, si presenta come una massa di cellule degenerate, a crescita scoordinata e che deforma e danneggia i tessuti circostanti, in questo caso il retto ed il canale anale.
Il carcinoma del retto origina dalle cellule della mucosa ma frequentemente rappresenta la trasformazione maligna della sua lesione precancerosa più comune che è il polipo.
In alcuni casi il carcinoma del retto origina primariamente dalla mucosa, senza evidenza di polipi pre-esistenti.
L’insorgenza del carcinoma del retto riconosce dei fattori di rischio, distinti in primari e secondari.
I principali fattori di rischio primari sono rapresentati da:
Tra gli altri fattori di rischio che debbono essere considerati per il carcinoma del retto, come peraltro altre neoplasie spiccano su tutti la storia familiare e la storia personale del paziente.
Il rischio di cancro del retto aumenta considerevolmente se in famiglia (specie tra genitori e fratelli) si sono già sviluppati episodi similari, così come
aumenta se il paziente è affetto da altre patologie intestinali come la rettocolite ulcerosa, la malattia di Crohn oppure un'infezione da virus HPV (condilomi).
Il primo sintomo, quello più comune (a volte anche l’unico) del carcinoma del retto è la perdita di sangue rosso vivo dall'ano.
Spesso questo evento è imputato a patologie benigne (ad esempio, le emorroidi) che peraltro possono coesistere e quindi il paziente tende a rimandare ogni controllo specialistico e a ricorrere a pericolose ed inadeguate automedicazioni.
La perdita di sangue rosso vivo può essere modesta ed essere presente solo alla defecazione (ematochezia), oppure copiosa, come una vera emorragia (rettorragia), non necessariamente associato alla defecazione.
Gli altri sintomi che possono accompagnare la perdita di sangue sono:
Il sintomo tuttavia più pericoloso, che porta spesso a conseguenze infauste per il paziente, è... La mancanza di sintomi.
Come in molte altre patologie tumorali, anche nel cancro del retto la malattia nella maggior parte dei casi inizia e si sviluppa asintomaticamente, raggiungendo stadiazioni importanti e metastasi diffuse senza che il paziente si accorga di nulla.
Ecco perché la prevenzione, con opportuni ed imprescindibili controlli periodici, è sempre necessaria nei soggetti a rischio e in quelli che, superati i 50 anni d'età e a discrezione del medico, devono essere controllati.
Una accurata raccolta della storia clinica del paziente (familiarità, tipo di sanguinamento ecc.), associata all’esame obiettivo generale e soprattutto proctologico, completato con l’esplorazione digitale del retto che permette di evidenziare eventuali lesioni della parte più esterna del retto, possono far orientare la diagnosi di carcinoma del retto.
La Videoproctoscopia Digitale, esame moderno, di facile esecuzione e senza dolore o preparazione preliminare, permette lo studio accurato degli ultimi 15-20 cm del retto; attuata di base, durante la prima visita specialistica (senza una preventiva pulizia del retto), la tecnica diagnostica mette in evidenza anche polipi millimetrici e durante l’esame è possibile anche effettuare le biopsie necessarie per la determinazione della natura della malattia.
Il clisma opaco, la colonscopia virtuale e la colonscopia a fibre ottiche sono comunque esami che devono essere indicati a completamento dello studio dell’intestino.
Questi tre esami, a secondo del giudizio del medico, devono essere sempre eseguite nei pazienti che riferiscono perdite di sangue con la defecazione o non, nei quali la visita proctologica e la rettoscopia siano risultate negative.
Nell’eventualità che il paziente presenti un carcinoma del retto sono necessarie ulteriori indagini al fine di determinare lo stadio clinico della malattia, ovvero la sua diffusione locale e a distanza (linfonodi, fegato, polmoni, ecc.).
Se la diagnosi è stata posta durante una Videoproctoscopia Digitale, la colonscopia totale è l’esame che deve essere sempre eseguito, per scongiurare la presenza di altre patologie, benigne e/o maligne, e completare quindi lo studio del grosso intestino; se questo non è possibile bisogna ricorrere al clisma opaco a doppio contrasto (CODC).
A tal fine potrebbe essere utile l’esecuzione della Colonscopia Virtuale, esame ottenibile nel contesto dell’esecuizione della TAC total body multistrato (Tomografia Assiale Computerizzata del torace, dell’addome e della pelvi), utile per svelare la presenza della diffusione a distanza (metastasi) della malattia.
La determinazione della diffusione locale della malattia è data dalla Ecotomografia endorettale; questo esame, quando possibile eseguirlo, può dare informazioni anche sulla diffusione della malattia al grasso peri-rettale e ai linfonodi loco-regionali.
Il completamento della diagnosi prevede l’esecuzione di esami ematochimici con lo studio della funzionalità epatica ed il dosaggio ematico di alcuni marcatori tumorali quali il CEA (antigene carcinoembriogenetico) ed il CA 19.9 o GICA (antigene carcinoma gastrointestinale).
L’esatta valutazione della stadiazione del carcinoma del retto è importante al fine della determinazione del tipo di terapia da attuare, nonché della speranza di vita: la sopravvivenza per un tumore del retto diagnosticato in stato inziale è infatti mediamente superiore al 60%, mentre scende a solo 5% nei casi di stadiazioni avanzate con metastasi.
La terapia del carcinoma del retto consiste in un intervento chirurgico di asportazione del retto ammalato.
Questo tipo di intervento, nella maggior parte dei casi, è eseguito attraverso una incisione della parete addominale (resezione anteriore del retto).
Se il tumore è localizzato nella parte inferiore del retto (più prossimale all’ano), dopo l’asportazione del retto, il tratto di colon a monte viene abbassato e abboccato direttamente all’ano (anastomosi colo-anale); se il tumore è localizzato nella parte media o alta del retto è possibile abboccare il colon al retto residuo all’asportazione del tratto colpito dal tumore (anastomosi colorettale).
Questo tipo di intervento non prevede la costituzione di una deviazione delle feci, cioè di una colostomia o di una ileostomia, evenienza a volte necessaria (secondo anche l’esperienza del chirurgo) quando l'anastomosi è molto vicina all'ano e per tale motivo potrebbe essere ad alto rischio di cedimento parziale o totale (deiscenza dell'anastomosi).
La stomia in questi casi è temporanea e viene chiusa, ristabilendo una normale canalizzazione, 2-3 mesi dopo l'intervento principale.
Nel 10-20% dei casi la neoplasia infiltra gli sfinteri anali.
Questa evenienza rende impossibile la conservazione dell’ano, che deve essere asportato per garantire una radicale escissione del tumore.
In questi casi l’intervento è condotto per via addominale e per via perineale e l’asportazione del retto e dell’ano culmina con la confezione di una colostomia definitiva.
I grossi polipi del retto con larga base d’impianto e i carcinomi in stadio molto iniziale possono essere asportati isolatamente attraverso l'ano (resezione transanale), conservando quindi il retto sano.
Sebbene la terapia chirurgica sia fondamentale nei tumori del retto, sono utilizzati sempre più spesso trattamenti combinati in cui si associano terapie complementari (radioterapia e/o chemioterapia) alla chirurgia.
La scelta è eseguita in base allo stadio della malattia e alle condizioni generali del paziente.
Il medico specialista che può diagnosticare e curare il carcinoma del retto e del colon è il chirurgo colon-proctologo: un professionista specializzato nell'ultimo tratto dell'apparato gastrodigerente, ossia il colon, il retto e l'ano.
Il medico colon-proctologo dispone nel suo studio di tutti i macchinari adatti per eseguire ogni genere di esame utile ad appurare la presenza di svariate patologie ano-rettali, come ad esempio il Videoproctoscopio Digitale e l'ecografo endoanale con sonda rotante a 360°.
Il chirurgo colon-proctologo, grazie alla grande esperienza specifica sull'intestino crasso e l'ano,
può operare con efficacia e competenza, prescrivendo terapie farmacologiche ed operando in prima persona per mezzo della chirurgia quando questa è invece richiesta come soluzione suggerita o obbligata.
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Se ritieni di sperimentare la sintomatologia della patologia descritta in quest'articolo, non iniziare autonomamente terapie, ma parlane subito con il tuo medico di fiducia.
Non impressionarti, non spaventarti ma altresì non sottovalutare nessun sintomo: rivolgiti sempre ad un medico.