Proctologia d'alta specializzazione per risolvere senza dolore i tuoi problemi di:
emorroidi | ragadi | fistole anali | stipsi cronica | condilomi | rettocele
Proctologo a Roma | Lecce | Lamezia Terme
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Soffri di bruciore o sanguinamento dopo ogni evacuazione?
Hai prurito, dolore o fastidio generalizzato all’ano?
Potresti essere affetto da patologia emorroidaria.
In questa pagina troverai le risposte alle domande più frequenti sulle emorroidi, affinché tu possa farti un’idea generale della sintomatologia e prendere le giuste misure per contrastare le emorroidi.
Le emorroidi sono strutture anatomiche (plessi arterovenosi) normalmente presenti nel canale anale fin dalla nascita.
In situazioni di normalità la loro presenza non è avvertita dal paziente e, in assenza di anomalie o patologie, rimangono pertanto ‘invisibili’ alla persona per tutta la sua esistenza.
Tuttavia, essendo posizionate in una parte molto delicata del corpo umano, iper-vascolarizzata e perennemente sotto pressione intra-addominale, i pressi emorroidali possono essere soggette a numerose alterazioni patologiche, a volte estremamente invalidanti per il paziente che ne è affetto.
Le emorroidi, dalla classica struttura ‘a cuscinetto’, sono un’importante struttura che serve ad irrorare efficacemente di sangue tutta la parte anale.
Perciò, anche se di piccola superficie anatomica, le emorroidi sono una zona altamente vascolarizzata del corpo umano.
In minima parte, tutto il plesso emorroidale concorre anche al mantenimento della continenza fecale.
Va chiarito che la presenza dei plessi delle emorroidi è una condizione assolutamente normale in ogni essere umano.
Purtroppo, con una sbagliata educazione divulgativa, spesso il termine ‘emorroidi‘ viene usato per sineddoche come ‘patologia emorroidale’, generando quindi grande confusione presso il pubblico non medico.
Si parla di patologia delle emorroidi solo nel momento in cui esse danno origine ad una sintomatologia: ci si riferisce allora col termine di “malattia emorroidaria”.
Esistono diverse teorie sulle cause che portano alla comparsa delle emorroidi (meccanismi eziopatogenetici):
In base a queste teorie possiamo individuare una serie di cause e fattori scatenanti le emorroidi, quali: la gravidanza, la ridotta attività fisica, l’eccesso di peso, un’alimentazione povera di scorie, l’abuso di lassativi e la pratica di alcuni sport (ciclismo, equitazione, motociclismo e body building).
Le emorroidi sono una patologia molto frequente nella popolazione adulta ed è stata classificata al secondo posto tra tutte le malattie e superata, come frequenza, solo dalla carie dentale.
Le emorroidi patologiche possono manifestarsi a qualsiasi età, con un picco di incidenza nell’età giovane adulta.
Ne possono soffrire con la stessa frequenza sia i maschi che le femmine, anche se queste ultime ne soffrono maggiormente dopo il parto.
Anche se una vita con frequente attività fisica ed adeguata dieta varia ed equilibrata possano far molto per contrastare l’insorgere della patologia, spesso essa si presenta per una grande verità di cause e concause, non necessariamente dipendenti dalle attitudini o i comportamenti del soggetto.
I sintomi principali e più frequenti delle emorroidi sono:
Attenzione: gli stessi sintomi possono indicare altre malattie (neoplasie, disturbi metabolici, patologie infiammatorie intestinali, disturbi della coagulazione).
La diagnosi di emorroidi deve dunque essere sempre confermata dal medico.
Sulla base delle manifestazioni cliniche, le emorroidi possono essere suddivise in 4 gradi:
Frequentemente le emorroidi, indipendentemente dal grado, possono evolvere in alcune complicanze.
La trombosi emorroidaria è un evento acuto caratterizzato da intenso ed improvviso dolore anale dovuto alla presenza di sangue coagulato all’interno delle emorroidi, che assumono l’aspetto di rigonfiamenti (gavoccioli) tesi e bluastri.
Altra complicanza acuta sono gli ascessi anali o perianali, caratterizzati anch’essi da intenso dolore e accompagnati da febbre; la zona interessata appare tesa, arrossata, gonfia e indurita e deve essere subito incisa per favorirne la fuoriuscita del pus.
Nei casi di pazienti portatori di emorroidi sanguinanti da lungo tempo, sia come vere e proprie emorragie sia come gocciolamento, possiamo assistere alla comparsa di grave anemia.
Esistono poi pazienti, soprattutto anziani, portatori di emorroidi prolassate da lungo tempo, che riferiscono una incontinenza sia alle feci che ai gas.
Spesso già il racconto del paziente, soprattutto se minuzioso, permette di orientare il medico specialista verso la diagnosi di emorroidi.
La certezza diagnostica si ottiene solo con la visita proctologica completa.
Per primo bisogna effettuare una attenta esplorazione anale, che dovrebbe essere sempre completata da un'anoscopia o una ano-rettoscopia.
Bisogna ricordare che in soggetti con familiarità positiva per neoplasie intestinali e in quelli con età superiore ai 50 anni, è obbligo eseguire anche una colonscopia.
Un attenzione a parte merita la Videoproctoscopia Digitale, un moderno e sofisticato esame diagnostico che permette di fare una attenta e rapida diagnosi di tutte le patologie anali e rettali, senza dolore per il paziente e senza necessità di preparazione.
Il trattamento medico farmacologico può essere destinato a pazienti con emorroidi di I e II grado non complicato, e si basa sull’impiego di diverse sostanze.
Inizialmente, se necessario, si deve favorire una evacuazione quotidiana e morbida per evitare lo sforzo alla defecazione, e a questo scopo sono utili tutte quelle sostanze che aumentano la massa fecale e che non siano sostanze irritanti.
Per favorire la circolazione (a livello emorroidario) si possono prescrivere preparati a base di flavonoidi e simili.
Infine si possono usare, per lenire i sintomi delle emorroidi, creme, gel o paste contenenti anti-infiammatori e anestetici anche se esistono creme naturali che sfruttano le proprietà di alcune erbe officinali che permettono, oltre al controllo dei sintomi, anche una cura locale della patologia.
Nei casi resistenti al trattamento medico è possibile attuare trattamenti locali e terapie mini-invasive.
La legatura elastica è utilizzata per il trattamento delle emorroidi e del prolasso mucoso rettale interno.
Consiste nell’applicazione di piccoli anelli elastici alla base delle emorroidi o del prolasso, e l'applicazione che si effettua senza alcuna anestesia.
L’atto generalmente non provoca dolore anche se nelle ore successive può essere accusato dal paziente un leggero senso di peso.
Gli anellini elastici rimangono in sede per 7-15 giorni e la loro espulsione non viene rilevata dal paziente se non per una lieve perdita di sangue, che comunque non deve spaventare.
La scleroterapia e la coagulazione all’infrarosso sono utilizzate nel trattamento delle emorroidi in genere non prolassanti.
Tali procedure causano scarso dolore e il risultato è una discreta riduzione del volume del prolasso.
La dearterializzazione selettiva delle emorroidi mediante il laser, con l’utilizzo del doppler (HeLP) è una metodica ambulatoriale molto utilizzata negli stadi iniziali della patologia emorroidaria.
La tecnica HeLP si basa sulla cauterizzazione delle arteriole che alimentano emorroidali che, così private di buona parte del flusso ematico in entrata, possono sgonfiarsi e tornare a dimensione accettabile.
È una tecnica che dimostra ottimi risultati nei primi stadi del prolasso emorroidale, mentre ha generalmente scarsa utilità negli stadi più severi.
La crioterapia nel trattamento radicale delle emorroidi è dolorosa rispetto agli altri trattamenti ambulatoriali e, come la folgorazione diretta e il BICAP, non gode la preferenza dei maggiori centri internazionali di colonproctologia.
Quando il prolasso emorroidale è consistente, di III o IV grado, sia la terapia farmacologica che la chirurgia mini-invasiva non possono dare risultati soddisfacenti e tangibili.
In questi casi, severi, è necessario ricorrere alla chirurgia radicale per la risoluzione definitiva della patologia emorroidaria.
L’indicazione all’intervento di emorroidectomia è posta quindi nei casi gravi di emorroidi, nei casi di emorroidi recidive, nei casi di III e IV grado associati a prolasso mucoso del retto e nei casi associati a ragade anale.
L’intervento di emorroidectomia considerato ideale dovrebbe riunire le caratteristiche di radicalità, assenza di dolore, assenza di complicanze e minima degenza postoperatoria.
La tecnica Milligan-Morgan è il Gold Standard per l'emorroidectomia radicale.
Ideata ad inizio del '900 dai medici inglesi Milligan e Morgan, prevede l'asportazione totale dei plessi emorroidali dopo l'opportuna legatura del gavocciolo.
Ciò permette di creare delle incisioni con la classica forma 'a trifoglio', divenute ormai indentificative della tecnica stessa.
La particolarità molto nota della Milligan-Morgan è che è una tecnica aperta, cioè le ferite non vengono suturate ma vengono semplicemente medicate e lasciate guarire per seconda intenzione.
Ciò risulta essenziale per prevenire pericolose stenosi del canale anale, ma le ferite aperte hanno causato, in passato, problemi di dolore post-operatorio, elevato, e lenta cicacrizzazione.
Nel corso degli anni la tecnica Milligan-Morgan si è evoluta, raffianata ed è divenuta sempre più sopportabile nel decorso post-intervento.
Oggigiorno, grazie ad accorgimenti particolari e all'evoluzione della chirurgia, è possibile quindi praticare l'emorroidectomia a tecnica aperta garantendo comunque al paziente poco o nullo dolore post-operatorio, rendendogli il decorso sereno anche durante la prima defecazione.
L'emorroidectomia si può avvalere dell’impiego del bisturi elettrico, del bisturi freddo, del bisturi a laser, del bisturi a radiofrequenza e deve prevedere la legatura alta del peduncolo vascolare (sopra la linea pettinata) e l’escissione delle emorroidi con la porzione mucosa e cutanea che le circonda.
E’ necessario conservare alcuni ponti cutaneo-mucosi per favorire una valida via di drenaggio delle secrezioni ed evitare la creazione di stenosi cicatriziali, mentre gli sfinteri devono essere sempre rispettati.
Se è presente una ragade anale con ipertono sfinterico, si deve associare una sfinterotomia interna.
Infine, è necessario asportare gli eventuali tessuti eccedenti (marische).
Al termine dell’intervento non si introduce alcun tampone anale, ma si esegue una normale medicazione.
Con questa tecnica e possibile ottenere alcuni importanti vantaggi clinici:
Esistono poi tutta una serie di cosiddette “terapie chirurgiche alternative”, ma completamente inidonee, che hanno lo scopo di alleviare momentaneamente i sintomi al paziente, ma di non risolvere definitivamente il problema alla radice.
In questo gruppo rientra la crioterapia.
Discorso a parte merita la tecnica chirurgica tramite la “stappler”: si tratta di una metodica che ha goduto di larga diffusione negli ultimi anni, ma che può creare qualche confusione sul suo reale impiego.
Infatti questa tecnica ha come unico obiettivo la riduzione del prolasso e non l’escissione delle emorroidi.
Negli ultimi anni la terapia delle emorroidi ha trovato un valido ausilio nella dearterializzazione selettiva mediante il doppler del plesso emorroidale (THD o HAL Doppler).
Questa tecnica, veramente mini-invasiva, ha lo scopo di ridurre la pressione e l’iperaflusso ematico a livello del plesso emorroidale con riduzione graduale della sua dilatazione e abolizione del sanguinamento.
In caso di prolasso mucoso associato è possibile eseguire una proctopessi con la sospensione della mucosa eccedente (che non è asportata) all’interno del retto.
L’intervento non prevede dolore post-operatorio, con una immediata ripresa delle attività quotidiane.
La dearterializzazione selettiva delle emorroidi trova indicazione in tutti i gradi della patologia emorroidaria anche se la sua massima applicazione è nei gradi II e III.
Il medico specialista che può diagnosticare e curare le emorroidi patologiche è il chirurgo colon-proctologo: un professionista specializzato nell'ultimo tratto dell'apparato gastrodigerente, ossia il colon, il retto e l'ano.
Il medico colon-proctologo dispone nel suo studio di tutti i macchinari adatti per eseguire ogni genere di esame utile ad appurare la presenza di svariate patologie ano-rettali, come ad esempio il Videoproctoscopio Digitale e l'ecografo endoanale con sonda rotante a 360°.
Il chirurgo colon-proctologo, grazie alla grande esperienza specifica sull'intestino crasso e l'ano, può operare con efficacia e competenza, prescrivendo terapie farmacologiche ed operando in prima persona per mezzo della chirurgia quando questa è invece richiesta come soluzione suggerita o obbligata.
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Se ritieni di sperimentare la sintomatologia della patologia descritta in quest'articolo, non iniziare autonomamente terapie, ma parlane subito con il tuo medico di fiducia.
Non impressionarti, non spaventarti ma altresì non sottovalutare nessun sintomo: rivolgiti sempre ad un medico.