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sono stato operato di emorroidi nel 2004 con la tecnica secondo longo ho 46 anni e da due mesi mi sembra che il problema sia riconparso vorrei sapere se le emorroidi si possono riformare grazie
Caro Signor Maurizio,
a mio parere la tecnica secondo Longo non cura la patologia emorroidale e, in molti casi, è gravata da complicanze anche gravi che non ne giustificano la applicazione. A parte questa mia personale considerazione, la tecnica attuata nel 2004 non asporta le emorroidi, quindi per definizione in questo caso non si sono riformate ma semplicemente si è ripresentata la patologia.
salve dottore mio padre ha 75 anni è stato opersto nel 1995 tumore al retto adesso sempre di piu continua ad andare in bagno continuamente molte volte non arriva in tempo e ... c'è qualche soluzione certamente dopo i giusti controlli e con quale percentuale di risultato positivo? almeno riuscirebbe a riprendere un po la sua vita sociale grazie mille
Caro Singore,
dopo gli interventi di asportazione del retto è possibile che la persona possa avere una incontinenza fecale. Questo sintomo, se si escludono danni gravi agli sfinteri anali mediante l’ecografia endoanale e la manometria, può essere curato con la riabilitazione degli sfinteri. Nella mia pratica clinica questa metodica, se ben condotta, porta alla continenza perfetta oltre il 90% delle persone curate e nel 100% dei casi si hanno notevoli miglioramenti della qualità di vita.
Egregio Dottore Con la presente per chiedere un suo parere circa l’evoluzione di una mia fistola anale complessa con il seguente decorso operatorio: GIUGNO 20012 incisione di ascesso perianale a ferro di cavallo in assenza di orifizio principale NOVEMBRE 2012 intervento di drenaggio del residuo con tentativo di guargione con zaffi. DICEMBRE 2013 posizionamento di setone nel decorso con evidenza di orifizio principale ad ore 6 a livello del terzo superiore del canale anale sulla fionda pubo-rettale. Biopsie negative MAGGIO 2014 intervento di fistulectomia di fistola transfinterica postero sinistra.Curettage di recesso flogistico sopraelevatore posteriore e di tramite secondario con estensione a ferro di cavallo nel quadrante laterale sinistro.Sostituzione elastico con setone. OTTOBRE 2014 intervento per voluminoso ascesso recidivo della fossa ischio rettale sx e denaggio. GENNAIO 2015 risonanza con seguente esito , a livello della fossa ischio rettale posteriormente al terzo medio superiore del canale anale , grossolana raccolta ascessuale a ferro di cavallo dello spessore max di 12.5 mm.Si estende posteriormente in parte nel contesto dei fasci muscolari del gluteo di sinistra che appare ispessito ed ematoso ed in parte nella piega gluteo omolaterale. Alterazione di segnale postero-medialmete al terzo medio del canale anle del muscolo sfintere interno ove lambisce il setone. A seguito di ciò mi è stata proposta la stomia temporanea , in modo da lasciare la zona infetta libera dal passaggio feci e tentativo di guarigione definitiva. Al riguardo le chiedo, se la stomia è davvero necessaria e definitiva per la guarigione o magari si possono seguire altre strade ugualmente efficaci? Eventuale stomia e ricanalizzazione può portare a problemi della muscolatura anale e sfinterica (incontinenza fecale per intenderci)? La ringrazio della sua disponibilità , le porgo cordiali saluti
Caro Signor Roberto,
è difficile dare una risposta o un parere sereno. La stomia, con una contemporanea bonifica e drenaggio dell’ascesso e della fistola mai guarita, potrebbe essere una soluzione. Per poter valutare una diversa soluzione terapeutica sarebbe necessario valutare lo stato clinico attuale e gli accertamenti eseguiti. La stomia non altera gli sfinteri, ma sarebbe necessario stabilire se questi siano già stati interessati dagli interventi subiti fino ad ora. La stomia potrebbe solo provocare un indebolimento della forza degli sfinteri a seguito di un prolungato “non uso” di questi muscoli, con successiva incontinenza transitoria alla ricanalizzazione.
FISTOLA PERIANALE : Buonasera , ho 41 anni . Un anno fa a seguito di un ascesso e successiva risonanza magnetica mi viene diagnosticata una fistola perinale transferica .A settembre 2014 vengo operata e applicato un setone . Finchè il setone non è stato messo in trazione i dolori erano sopportabili e la ferita cicatrizzava , con la messa in trazione neanche con il toradol riuscivo a sopportare il dolore! Pertanto dopo due giorni il setone veniva "allentato" . Subisco a gennaio 2015 un nuovo intervento con riposizionamento del setone .Il Medico mi paventa nuovamente la messa in trazione ma temo nuovamente di subire quel dolore lancinante. La mia domanda è senza la trazione , il setone anche se lentamente potrebbe riuscire a tagliare la fistola? grazie mille ..è un incubo!
Cara Signora,
la tecica del setone prevede la sua messa in trazione per avere un effetto terapeutico e cioè la fistulotomia graduale. Questo dovrebbe permettere la conservazione degli sfinteri attraversati dalla fistola e la sezione della fistola. E’ sicuramente una tecnica molto dolorosa. A mio parere possono essere attuate altre terapie che hanno lo stesso pricipio terapeutico e meno invasive, ma la loro attuazione prevede un corretto inquadramento diagnostico anche con l’ecografia endoanale con sonda rotante a 360°.
Salve dottore, ho un problema che mi affligge da circa due anni. Sangue dopo defecazione e dolore durante e dopo. Dopo una visita e colonscopia mi è stato detto che si trattava di ragade applicando quindi una crema rettale.Il problema sembra essere risolto ma molto spesso mi si presenta continuamente lo stesso problema ed ultimamente si è aggiunto lieve dolore alla pancia e non so se vi è correlazione dolore nella parte bassa della schiena. Mi si è presentato ulteriormente questo problema da un po di giorni e attualmente sto applicando una crema rettale.Chiedo gentilmente un suo parere. Somn molto preoccupata.Grazie.
Cara Signora Chiara,
dovremmo distingue in due parti la sua domanda. Quella relativa alla ragade e quella relativa ai disturbi addominali. La ragade anale spesso è causata da problemi della defecazione (stipsi/diarrea ecc.) e la cura, oltre che a prevedere l’applicazione di sostanze che favoriscano la cicatrizzazione della ragade, dovrebbe prendere in considerazione la risoluzione dei disturbi della defecazione. In moltissime persone, la cura della ragade toglie i sintomi ma questo non significa che la lesione sia completamente cicatrizzata e quindi, ogni qual volta si riaffacciano i problemi intestinali, i sintomi anali si ripresentano con insistenza. Nel suo caso, i dolori addominali che si irradiano alla schiena, possono far pensare che la causa dei disturbi della defecazione che portano al riacutizzarsi della ragade anale, non sono mai stati messi in evidenza e curati (salvo la prescrizione della colonscopia che non avrà ,messo in evidenza alcuna patologia del colon). Una visita colonproctologica completata con la videoproctoscopia digitale potrebbe essere utile per una migliore definizione diagnostica e per una adeguata terapia.
Dopo esser stato operato al colon con la tecnica starr ( problema di prolasso) anziché di migliore le cose sono peggiorate.... Se prima soffrivo di stipsi cronica adesso alterno stipsi a diarrea con forti dolori addominali e mi si forma molta aria nella pancia e non riesco più a controllarmi quando devo evacuare.... Cos'è successo? Molti colonproctologi mi dicono che sia la mia ansia !!! Cosa devo fare?
Caro Signor Felice,
probabilmente è la sua ansia a far emergere una condizione di colon irritabile che poi comporta disturbi della defecazione. Comunque è anche vero che se esiste uno stato ansioso, questo poteva essere la causa della sua stipsi prima dell’intervento di STARR, oppure che sia stato messo in evidenza da un intervento che non ha risposto alle aspettative della persona sofferente (come spesso succede nella STARR). A parte lo stato ansioso che la tormenta, credo che sia opportuna una visita colonproctologica completata con Videoproctoscopia digitale per comprendere se esistono invece complicazioni a livello del retto (sede dell’intervento subito) che possano giustificare i suoi sintomi e in ogni modo giungere ad una corretta diagnosi e stabilire un adeguato percorso di terapia.
Buonasera Dottore, le scrivo per un parere su quanto mi sta succedendo in questi giorni. Soffro di emorroidi da quasi un anno, con sanguinamenti ma senza dolore. Ho effettuato a fine gennaio una visita da un chirurgo che mi ha diagnostico emorroidi di secondo e terzo grado e ha deciso sul momento di procedere alla legatura (nonostante avessi specificato che avrei dovuto guidare da solo per due ore). Il secondo giorno ho trovato i due anellini della legatura e ho iniziato a sentire un dolore intenso, tanto da continuare per giorni a prendere antidolorifici quasi inefficaci. Il dottore mi ha consigliato una crema al cortisone e dopo una settimana mi ha rivisto ma non ha potuto fare nulla visto il forte dolore che ancora provavo, ha solo diagnosticato una forte infiammazione dicendo i di continuare con flebinec, movicol e cortinest plus crema. Dopo qualche giorno di miglioramento il sanguinamento è ricomparso molto più copioso di prima, di colore rosso scuro misto a muco, anche in assenza di feci che sono morbide. Ho sempre inoltre la sensazione di non essermi completamente liberato e vado in bagno anche 5/6 volte al giorno sempre con sanguinamento. Le specifico che ho 44 anni e faccio un lavoro di tipo sedentario. È normale dopo la legatura un andamento del genere o dei approfondire con altri esami? La ringrazio per l'attenzione e attendo una sua risposta .
Caro Signore,
pla levatura elastica può essere indicata nella patologia e,orroidariamorroidaria di grado lieve sintomatica. Nel suo caso la precoce perdita degli elastici ha inficiato il risultato che si vuole ottenere con questa procedura ovvero la necrosi dei peduncoli venosi trattati, processo che si verifica dopo qualche giorno dall’intervento. Presumo che lei non abbia risolto la sua patologia emorroidale e per comprendere meglio lo stato attuale di malattia le consiglio una visita colonproctologica completata con la videoproctoscopia digitale, al fine di una corretta diagnosie e per un adeguato percorso di terapia.
Buona sera dottore, ho partorito da due anni e al momento del parto mi sono uscite delle emorroidi, ne avevo trovata solo una esterna. Da allora non ho avuto problemi appare qualche volta un po' di sangue ma dalla quantità (molto poca) ho sempre pensato un piccolo graffio. Ieri sera io e mio marito abbiamo provato a fare sesso anale per la prima volta dopo il parto! Nei periodi precedenti al parto ci abbiamo provato ma senza riuscire fini in fondo. Oggi in tarda mattinata mi sono recata in bagno e ho trovato una protuberanza sul parte esterna destra dell'anno mi ha visto anche mio marito e pensiamo sia un'emorroide! E possibile che sia stato il rapporto o non si sono mai riassorbite? Anche se al momento della preparazione al rapporto non c'era niente ne dentro ne fuori alla prossimità dell'anno. Grazie
Cara Signora,
probabilmente il rapporto sessuale ha solo messo in evidenza un problema pre esistente oppure che abbia provocato un trauma sul canale anale che ha comportato la comparsa di questa tumefazione. Quest’ultima evenienza potrebbe essere un edema. Le consiglio una visita colonproctologia completata con la videoproctoscopia digitale per una corretta diagnosi e una adeguata terapia.
Buonasera,sono stata operata il 2 febbraio con tecnica MM. Subito dopo l intervento mi sono comparsi 2 edemi che il mio dottore riteneva si assorbissero entro max 2 settimane.Inserisco pomata interna tutti i giorni,ma non cambia nulla.Si gonfiano quando vado di corpo,si sgonfiano un po in serata ma son sempre li.Scompariranno mai?
Cara Signora Sonia,
se le tumefazioni sono determinate dall’ edema delle ferite, gradualmente dovrebbero regredire. Nella emorroidectomia è frequente osservare l’edema dei margini cutanei delle ferite che con una buona igiene locale, l’uso di antinfiammatori ed evacuazioni regolari e morbide si riduce entro i primi 15 giorni dopo l’intervento. Se questo non avviene è necessario rivalutare la situazione clinica e stabilire un adeguato percorso di terapia.
Gent.mo dottore il 04 febbraio sono stato operato per un ascesso perianale e ragade fistolizzata. L`intervento e` consistito in sfinterotomia anale posteriore più fistulotomia cioè messa a piatto del tragitto fistoloso in quanto per fortuna si trattava di una cosa superficiale quindi non e` stato necessario posizionare il setone. La prima settimana a parte i dolori e il sangue durante la defecazione non e` stato insopportabile, ma adesso a distanza di un mese dalla cicatrice esterna, dove era presente l`ascesso, appena quest`ultima tende a chiudersi, subito inizia a gonfiarsi per poi scoppiare e fare uscire del liquido molto simile a quello che usciva prima dell`intervento. Sono un po preoccupato perche temo che ci sia infezione. Forse sono esagerato ma vorrei capire: e` normale che dall`orifizio esterno continui a formarsi l`ascesso e dreni spontaneamente con fuoriuscita di forse pus? Se si ,fino a quando uscirà questa secrezione? Preciso che non ho febbre ne` l`avevo prima dell`intervento, però continuo a stare male e soprattutto sono preoccupato per questo decorso post operatori perché, forse mi sbaglio, secondo me dopo circa 40 giorni, essendo una fistola superficiale non dico che dovrei essere guarito ma almeno non dovrei avere più questa secrezione. Ringrazio anticipatamente per la sua disponibilità.Cordiali saluti
Caro Signor Francesco,
effettivamente se la cicatrizzazione fosse avvenuta in modo regolare non dovrebbe avere questi sintomi. Può darsi che si sia formata una piccola “sacca” a livello della ferita che formi un piccolo ascesso superficiale. Consulti il chirurgo che ha eseguito l’intervento che visitandola potrà constatare lo stato della ferita e prendere adeguati provvedimenti terapeutici.
Gentile Dottore da un po' di tempo avverto un prurito anale, molto discontinuo, le premetto che ho una prostatite ed allo stesso tempo sto facendo da 2 mesi anche esercizi per rilassare e tonificare il p.pelvico, anche se l'origine della prostatite non mi è chiara! Detto ciò il prurito anale è sia interno che esterno e soprattutto discontinuo, nel senso che capita 4/5 giorni ogni 2 settimane (almeno per ora l'andamento è questo). Detto ciò, al passaggio di feci dure non accade quasi mai nulla, nel senso che non brucia quasi mai, invece quando vi è il passaggio di feci più morbide ed "accaldate" che tale prurito si crea ed anche successivamente! Le premetto che la mia alimentazione è sanissima, senza piccanti e superalcolici e con alimentazione che prevede l'uso discreto di fibre e verdure, e che per alleviare tale prurito a devo lavarmi spessissimo. Se Le può interessare l'andrologo ha constatato che non ho varicocele. In ultima battuta quando tale prurito è maggiore, maggiori sono i sintomi della prostatite.
Caro Signor Stefano,
il prurito anale è un sintomo che riconosce diverse cause. Spesso queste sono determinate da patologie anali ma anche patologie del retto e del colon possono evocare questo fastidiosissimo sintomo. Nella sua storia clinica sono importanti due punti fondamentali da approfondire e che potrebbero portare a svelare la causa del sintomo: la consistenza delle feci (patologia colica?) e che è spesso associato ai sintomi di prostatite (patologia rettale e anale?). La corretta diagnosi è possibile solo attraverso una preliminare visita colonproctologica completata con la videoproctoscopia digitale; in caso di dubbi lo specialista potrebbe richiedere ulteriori accertamenti e quindi impostare un adeguato percorso di terapia.
Egr. dottore, sono una donna di 34 anni e da circa due mesi ho un forte prurito all'ano che mi viene dopo aver defecato la mattina e poi mi ritorna la sera anche senza andare in bagno. Ho consultato vari specialisti ma senza alcun risultato. L'ultimo di questi mi ha prescritto una risonanza magnetica lombare in quanto era convinto che poteva dipendere da un'ernia, ma l'esito della risonanza era negativo. Le dico che dopo la gravidanza gemellare avuta tre anni fa mi sono venute delle emorroidi. Non so come risolvere, per questo chiedo il suo aiuto, ovviamente se lei ritiene necessario mi sottoporrò ad una sua visita di controllo. Grazie sin da ora. Distinti saluti.
Cara Signora,
la ringrazio per la fiducia. Il prurito anale è un sintomo spesso invalidante e di difficile discriminazione, ma è pur sempre un sintomo che riconosce una causa certa. Probabilmente gli specialisti consultati si sono soffermati su altri aspetti del suo stato clinico non valutando cause provenienti dal colon, dall’ano, dal pavimento pelvico o da un insieme di cause che portano all’insorgenza di tale sintomo. Una attenta valutazione colonproctologica completata con la videoproctoscopia digitale potrebbe essere utile per una corretta diagnosi e per un adeguato percorso di terapia.
buona sera dottore,mia moglie ha effettuato una operazione tradizionale per un prolasso emorroidario, con l eliminazione di tre emorroidi. Dopo una corretta guarigione puo avere rapporti anali? O si puo rimanifestare lo stesso problema? Se non e consiglibile come puo fare per non rinunciare del tutto ad avere rapporti? In attesa di una sua risposta, la ringrazzio anticipatamente per il suo consiglio.
Caro Signore,
in teoria se l’intervento non ha dato complicazioni ed è avvenuta una cicatrizzazione adeguata, a mio parere, dopo sei mesi dall’intervento si possono avere rapporti sessuali per via anale con una unica raccomandazione: utilizzare una buona lubruificazione per evitare traumi.
Gentile dottore la contatto in merito ad un problema che mi affligge da tempo. Ho sempre avuto problemi con una marisca esito di una precedente emorroide trombizzata , questo ultimo episodio risalente a circa quindici anni fa. Ho sempre tenuto a bada la marisca con arvenum 500 e proctolin pomata. Ora, a segiuto di un attacco molto acuto , mi sono fatta visitare da due proctologi, i quali hanno effettivamente confermato la totale assenza di emorroidi. Uno di essi invece mi ha detto di aver visto in zona pposteriore una piccola ragade con un lieve ipertono. A tal fine mi ha dato dilatan plus misura piccola e antrolin pomata per quaranta giorni. Senonche ' dopo una settimana la marisca mi si infiamma e si indurisce. Ha la consistenza di un 'oliva e mi provoca molto dolore.chiedevo, dato che il mio proctologo è irreperibile, se alla terapia suindicata potevo aggiungere il consueto dosaggio di tre compressse al giorno di arvenum 500 e almeno un velo di proctolin sulla marisca infiammata. Come antiinfiammatorio e antidolorifico uso oki mezza bustina al momento dei pasti perché tutta intera non la sopporto. Un chirurgo al pronto soccorso visitandomi mi ha detto che la cura è momentanea, la risoluzione definitiva è togliere la marisca e bruciare già che ci siamo la ragadina. Sono d'accordo per togliere questa odiosa marisca ma sono più titubante per la bruciatura di una ragade acuta che dovrebbe rientrare da sola con la cura.cosa mi consiglia in merito ? La cosa più urgente è comunque fare rimpicciolire questa marisca che mi sta rovinando la vita. Grazie della cortesia. Cordiali saluti.
Cara Signora,
nella sua storia trovo alcune incongruenze diagnostiche. Mi spiego: la marisca è la manifestazione esterna o il residuo di una patologia del canale anale ed è localizzata sull’orifizio anale. Detto questo, per sua affermazione, la marisca che la sta facendo tanto soffrire, è una conseguenza di una pregressa trombosi emorroidale e in questo caso dovrebbe essere localizzata sul margine destro o sinistro dell’orifizio anale. La ragade anale può dare origine alla formazione della marisca e questa si infiamma quando la ragade cronica subisce delle riacutizzazioni. La localizzazione della ragade è sul margine dell’orifizio anale dove è posta la ragade (frequentemente posteriore). Lei riferisce che la marisca con una certa frequenza si infiamma e che è curata con successo con una terapia antiemoroidale (Arvenum e Proctolyn) che non avrebbe alcuna efficacia in caso di ragade e che la terapia per la ragade anale, mediante il dilatan e l’antrolin, ha portato alla infiammazione della marisca. Questo farebbe sospettare che la sua marisca sia conseguenza di una patologia emorroidale e non di una ragade anale. Inoltre spero che i proctologi che hanno formulato le diagnosi e prescritto le terapie abbiano eseguito un esame endoscopico quale l’anorettoscopia o la videoproctoscopia digitale.
Dottore il5 febbraio 2015 ho subito interventi per prolasso intestinale con rettocele con metodo starr, molto doloroso il post operatorio. A distanza di circa 2 mesi ho smesso di prendere lassativi perché pensavo non piu necessari in quanto andavo diverse volte al giorno in bagno. Qualche giorno fa mi sono sforzata un po' perché le feci erano più dure ed e' ritornato il dolore al retto .Mi chiedo se e' normale e c'e' qualche cibo da evitare dopo questo intervento e per quanto. Purtroppo non mi sono state date spiegazioni, il medico mi ha detto al controllo che potevo mangiare e fare tutto. Lei che puo dirmi grazie mille .
Cara Signora Carmela,
sinceramente la sua condizione non è rara o eccezionale, anzi è comune a quella di tante altre persone che sono state sottoposte a questo tipo di intervento. La tecnica STARR, molto di moda e diffusa, è indicata per la cura del prolasso del retto e del rettocele ma, a mio parere, in modo del tutto superficiale e ingiustificato. Le persone che soffrono di stipsi espulsiva possono avere una disfunzione del pavimento pelvico che si evidenzia con il rettocele e altri prolassi. L’alterata funzione significa che questo complesso neuromuscolare, non permette lo svolgimento delle normali funzioni fisiologiche degli organi contenuti nella pelvi e quindi coinvolge sia la sfera sessuale, che quella urinaria e ovviamente quella proctologica. Le persone soffrono di stipsi, di incontinenza e anche di alcuni disfunzioni sessuali. Questa globalità nella stragande maggioranza dei casi è ignorata e i pazienti sono sottoposti ad interventi chirurgici inutili, dolori e spesso con complicazioni anche gravi. Lei ovviamente può mangiare di tutto, ma anche se l’alimentazione ha un ruolo importante nella defecazione, credo che la causa della sua persistente stipsi sia da ricercare e da curare in modo diverso.
Buonasera, sono stata operata nel 2010 alle emorroidi, nella cartella riportano Dearterializzazione Emorrodaria (THD) piu' Mucopessia c/o Ospedale A.Gemelli doveva essere un day hospital.Facendo presente che sono allergica al nichel, mi hanno spostato al Columbus per 3gg. Dopo intervento sono stata molto male (ci puo' stare). Tornata in ufficio,mentre lavoravo ho avvertito un fastidio non so spiegare bene,a casa ho visto una specie di grande palloncino un edema. Mi hanno detto che non ero la prima e l'ultima a dover fare un'altro piccolo interventino. Ho sentito altri pareri confermandomi altro intervento senza spiegare che tipo d'intervento.Ma non ho avuto piu' coraggio di tornare in camera operatoria. L'edema se cosi' e' si e' riassorbito c'e solo la pelle. Dicembre 2014 sono stata visitata al Vannini.Visita di 5 minuti senza grandi spiegazioni dopo circa 1 ora di attesa, soltanto che l'operazione fatta non era servita a niente. Scrive la richiesta senza parlare,RX defecografia dinamica in paziente con prolasso retto-anale e retto rettale, rettocele credo anteriore, prolasso muco emorrodario di IV grado, piu' impegnativa per colonscopia.Uscita da li sconcertata pensando basta non faccio piu' nulla!!!! Il 30 marzo 2015 ho trovato all'Ospedale S. Andrea la defecografia. La dott.ssa che ha eseguito i RX mi ha confermato un'importante rettocele con invaginazione chiedendogli spiegazioni visto che avevo capito che non era andato bene. A breve il risultato su dischetto o cartaceo. In questo periodo difficolta' di andare in bagno piu' due e tre episodi di Fecaloma. Fecaloma puo' dipendere da un intervento andato male? Grazie mille e mi scuso per essermi dilungata.Sono avvilita e spaventata.
Cara Signora Carla,
solitamente l’intervento di THD non è doloroso e comunque non può essere la causa degli episodi di formazione di fecaloma dopo 5 anni. E’ probabile che la tecnica non sia stata efficace nella cura della patologia emorroidale e che abbia dato delle complicazioni quali edema e trombosi. Il suo rettocele probabilmente è dovuto ad una disfunzione del pavimento pelvico, causa della stipsi espulsiva e quindi della formazione dei fecalomi e non credo che sia necessario un ritorno in sala operatoria per risolvere la sua stitichezza.
Il 12 settembre 2014 sono stata operata di emorroidectomia secondo il metodo millan morgan il post operatario ha avuto tutte le complicanze del caso rischio di stenosi anale, ho fatto uso di dilatatore anale per circa un mese, ho le marische ed a distanza di sei mesi le feci sono molto morbide poco consistenti ed anche a volte molto sottili, inoltre lo stimolo, la mattina e' ancora abbastanza violento. Tutto questo e' normale, mi devo preoccupare, la situazione migliorera'?
Cara Signora, quello che descrive non è normale e meriterebbe un approfondimento diagnostico. Questo non vuol dire che i sintomi siano tutti la conseguenza dell’intervento subito ma potrebbero esistere altre patologie che ne determinano l’insorgenza.
Salve Dott Nicastro, Mi sono operato di fistola sacrococcigea lo scorso novembre con la tecnica aperta e per tutti questi mesi ho effettuato le medicazioni tre volte a settimana facendo pulizia e cambiando le garze ogni volta.Il chirurgo in diversi momenti ha messo zucchero nella ferita o altre volte il cicatren poiché secondo lui granulava meglio. Ad oggi la ferita è ancora aperta e la cosa mi preoccupa visto che sono passati 5 mesi e lui non mi sembra convincente. Oggi a controllo mi ha detto che dipende da una mia predisposizione genetica di ritardo nella congiunzione dei tessuti e quindi ritarda la chiusura della ferita. Mi ha anche detto che devo fare tutti i giorni la medicazione e non più tre volte a settimana. Chiedo consiglio a lei sul da farsi grazie mille
Caro Signor Enzo,
mi sembra una storia di altri tempi. Lo “zucchero” nelle ferite si usava agli albori della chirurgia. Credo che i tempi siano cambiati ed esistano mezzi “più moderni” per portare a guarigione una ferita chirurgica. E poi “i geni”, forse è colpa dei “geni” se lei non guarisce e mi viene in mente una notissima frase del Principe De Curtis in arte Totò. Credo che lei abbia la necessità di avere cure più idonee e capire quale è la vera causa se la sua ferita non guarisce.
Buongiorno Dott.Nicastro, circa 10 anni fa sono stato operato di ragade anale con intervento di sfinterotomia laterale. Da qualche anno la ragade è ricomparsa con tutti i suoi sintomi: bruciore, dolore e perdita di sangue dopo la defecazione. All'occorenza uso Movicol bustine e pomata Antoral. Sto bene per qualche mese dopo la ragade si ripresenta. Il proctologo che mi ha visitato sconsiglia un nuovo intervento in quanto lo sfintere potrebbe risentirne e rischierei incontinenza fecale. Secondo lui devo convivere con la ragade aiutandomi con pomate e lassativi. Ho solo 58 anni e non mi rassegno. Gradirei un suo parere grazie. Cordiali saluti.
Caro Signore,
dalla sua storia clinica si deduce che la ragade che la sta facendo tanto soffrire non è mai guarita. Infatti, come è caratteristico di questa patologia, i suoi sintomi non sono costanti e possono presentarsi ad intervallo di tempo variabili o meglio quando si verificano le condizioni che ne permettono la riacutizzzione, come la stipsi. La cura della ragade anale, a mio parere, non è basata esclusivamente sulla sfinterotomia, anzi questa tecnica, nella mia pratica clinica è indicata solo nei pazienti che presentano un ipertono dello sfintere interno valutato con una accurata manometria anorettale. Inoltre, la cura della ragade non termina con l’intervento chirurgico ma il Chirurgo Proctologo deve indicare le cure per rimuovere le cause che hanno condotto alla formazione della ragade stessa. La chirurgia della ragade anale, in mani esperte, è rapida ed efficace e porta alla immediata abolizione della sofferenza e alla definitiva cicatrizzazione in 20-40 giorni. Una visita colonproctologica completata con la videoproctoscopia digitale potrebbe essere utile per una corretta diagnosi e per un adeguato percorso di terapia.
Salve! 17 giorni fa mi sn sottoposto ad un'operazione per fistola sacro-coccigea (dall'ecografia emersero 3 ascessi). È stato utilizzata la tecnica chiusa e mi sn stati applicati 8 punti! Tutto sembrerebbe andato per il verso giusto, ho tolto i punti, riacquisito man mano sensibilità alla parte operata e riesco a fare quasi tutto senza avvertire dolori interni o bruciori vari come prima di operarmi. Questo mi solleva, ma riscontro cmq una problematica che non mi lascia tranquillo : non riesco a sedermi , avverto un gonfiore all'altezza del occige, come se avessi una "pallina" (mi perdoni il termine , è x cercare di rendere il senso) .. E x altro avevo lo stesso tipo di fastidio prima di operarmi! Cosa potrebbe essere? Devo preoccuparmi? Il chirurgo dice che mi farà un'ecografia a un mese dall'intervento, conviene richiedere un appuntamento prima o tutto questo è normale?! La ringrazio anticipatamente
Caro Signor Piero,
credo che il chirurgo alla visita di controllo abbia potuto stabilire il buon esisto dell’intervento e che la sua decisione, saggia, di una ecografia ad un mese dall’intervento serva più a tranquillizzare il paziente che ad avere una verifica sull’esito dell’intervento. Il postoperatorio nella chirurgia della fistola sacrococcigea è contornato da sintomi più o meno importanti che possono durare fino ad oltre un mese dall’atto operatorio e sono legati al trauma chirurgico, alla particolare regione del corpo che è continuamente sollecitata, alla cicatrizzazione. Per sua tranquillità, la presenza o la persistenza di un ascesso avrebbe provocato la perdita di pus dalla ferita già dai primi giorni dopo l’intervento.
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