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Egregio Dottor Nicastro,questa mattina mio padre gli è stata eseguita una colonscopia.Nella documentazione dei Dottori c'è scritto la seguente frase:LESIONE VEGETANTE-STENOSANTE DEL SIGMA(in corso definizione istologica).In parole povere ha un tumore all'intestino.Detto questo vorrei sapere se asportando il tumore,mio padre potrà continuare la sua vita da pensionato tranquillamente. Mi scuso per le frasi magari infantili,ma ho paura.In attesa di una Sua risposta Le pongo Cordiali saluti.

Caro Signore,

comprendo la sua apprensione e spero tanto che suo padre continui una lunga vita serena da pensionato. Ma la speranza è posta sulla gravità della patologia. L’esito dell’esame depone per una patologia tumorale  aggressiva e suo padre dovrà fare ulteriori accertamenti per definire meglio la sua estensione. Se l’esito degli esami dimostra la non estensione oltre al colon del tumore suo padre potrà guarire con la chirurgia e probabilmente continuando cure adiuvanti per fermare il processo tumorale a distanza. Bisogna avere appunto speranza e  fiducia che gli esami e le cure siano favorevoli per una guarigione definitiva da una malattia importante.

Gent.mo dottore, cercherò in breve di descrivere la mia situazione. Ho 45 anni e circa 20 anni fa ho subito un intervento classico di asportazione di una fistola e di una emorroide esterna trombizzata. Ricordo che il chirurgo a suo tempo mi disse che avevo anche delle emorroidi interne e che non potette intervenire radicalmente per probabili problemi di infezioni. Le emmorroidi sono ricomparse, e durante la defecazione peraltro normale uscivano fuori e poi dopo dovevo manualmente provvedere a farle rientare. Mi sono sottoposto ad un intervento di dearterializzazione 4 anni fa ma nulla da fare, dopo un anno dall'intervento ho nuovamente avuto emorroidi trombizzate e di corsa al pronto soccorso. Due anni fa ho fatto la Longo, ho avuto problemi di urgenza defecatoria, di incontinenza e a volte difficoltà nella minzione o viceversa urgenza di urinare. Circa due settimane fa però mi è venuta una piccola emorroide e sono andato in visita dal chirurgo che mi ha operato il quale mi ha detto che a volte può succedere ma nulla di allarmante e mi ha dato una cura. Le dico invece che non mi sento per nulla bene, che ho spesso bruciori e che vivo un disagio perenne (pesantezza addominale, svuotamento non completo delle feci, difficoltà ad urinare). Sono sconfortato e confuso, chiedo il suo autorevole parere. Grazie

Caro Signore.

la sua storia clinica è abbastanza complicata perché si possa dare un giudizio sereno. L’intervento eseguito 20 anni fa ha risolto un problema non facile e concordo con il chirurgo che non è consigliabile un intervento sulle emorroidi in caso di fistola per problemi di infezioni, che possono complicare il decorso post-operatorio.  A mio parere andava ben valutato il fallimento della dearterializzazione in quanto, se la tecnica è eseguita correttamente, la probabilità di una ripresa di malattia è veramente scarsa. Ma la patologia emorroidaria ha una causa che se non è rimossa è causa di ripresa di malattia. Mi sembra di capire che la sua defecazione è descritta come normale, ma sono proprio i disturbi della defecazione che spesso portano alla patologia emorroidaria e lei questi disturbi continua a lamentarli (pesantezza addominale, svuotamento non completo delle feci, difficoltà ad urinare). Inoltre sia la dearterializzazione che la cosiddetta tecnica di Longo non asportano le emorroidi e anzi quest’ultima spesso è gravata da complicanze come lei descrive (problemi di urgenza defecatoria, di incontinenza e a volte difficoltà nella minzione o viceversa urgenza di urinare). Il mio consiglio è di valutare correttamente se esistono problemi legati appunto alla defecazione intesa anche come transito intestinale, inoltre sarebbe opportuno avere un quadro reale della condizione dei plessi emorroidali e valutare gli esiti cicatriziali dei pregressi interventi subiti mediante una accurata visita colonproctologica completata con Videoproctoscopia Digitale. Solo dopo aver fatto una diagnosi precisa è possibile stabilire un corretto percorso di terapia.

Mio figlio, di 17 anni, è stato operato nel giugno di quest'anno di cisti pilonidale sacrococcigea con fistolizzazione, la chiusura della ferita è avvenuta per seconda intenzione; quindi dopo 2 mesi di medicazioni molto dolorose e un ultimo mese diciamo "sopportabile" in questi giorni ha di nuovo visto del siero e abbiamo riscontrato due piccole aperture cutanee,il chirurgo lo ha rivisto e lo sta di nuovo medicando, ha consigliato 8 medicazioni (2 a settimana).Per ora il problema è legato al dolore delle medicazioni, effettuate senza anestetico, atte a ripulire la zona...se non bastassero? Non c'è possibilità di eliminare il bulbo pilifero e quindi contrastare il problema alla radice? Mio figlio che ha sempre fatto molta attività fisica e per sua natura così come per i suoi anni tende ad essere molto "vitale" è veramente spiazzato da questa situazione che lo vede rinuciare a molte cose che amerebbe fare. Può darmi qualche consiglio? ho sentito parlare di una possibilità di intervento sperimentata in Israele microinvasiva, è eseguibile in Italia ? Ringrazio fin d'ora per la sua risposta. Alessandra

Cara Signora Alessandra,

la tecnica mininvasiva è attuata anche in Italia, anche nel mio Dipartimento. Ma credo che non sia questo il punto di discussione. La priorità è quella di stabilire se il sinus è stato asportato con l’intervento eseguito a giugno. Fatta la diagnosi, magari con una ecografia della zona sacrococcigea o una RMN, è possibile stabilire una corretta terapia che può essere chirurgica se il sinus non è stato rimosso oppure medica, continuando le medicazioni, se esiste un difetto di cicatrizzazione.

Salve dottore, avrei bisogno di un consiglio, sono due mesi e più che mi sembra di vivere un incubo da quando ha cominciato a crescere una protuberanza vicino l'ano, inizialmente non ci avevo dato peso poi ho cominciato a stare male, ad agosto vado d'urgenza al pronto soccorso e cosi mi hanno diagnosticato un ascesso perianale ore 6, giorno dopo operata con la tecnica fastidiosissima del setone, dopo 3 settimane mi è stato rimosso ma dopo qualche giorno a sinistra è uscito un altro ascesso acui però hanno fatto semplicemente una dolorosa incisione in medicheria, insomma dopo 2 mesi e più dalla nuova ferita ancora esce un po di pus ma meno e dal primo intervento continuo ad avere questa specie di bolla che a volte si infiamma e un po di pus ancora lo espelle, sto continuando ora a prendere l'antibiotico e vorrei fare una cura prolungata, mel'hanno sempre fatto interrompere troppo presto e una volta smesso mi si riinfiammava tutto, l'unica volta che stavo davvero meglio è stata quando ho continuato a prenderlo per 12 giorni, poi il medico me l'ha sospeso, secondo me dovrei continuare, il pus esce solo, non credo di aver bisogno di ulteriori interventi insomma, crede che con un'adeguata cura prolungata di ciproxin da 500 due volte al giorno avrò speranze di star meglio? grazie per la cortesia

Cara Signora,

non penso che cure prolungate di antibiotico possano risolvere i suoi problemi e oltretutto possono essere pericolose per la sua salute. La guarigione è possibile solo con un intervento chirurgico la cui entità e qualità dipende dal tipo di fistola. Ha già subito due interventi che in qualche modo hanno alterato la regione perianale. Il mio consiglio è di consultare uno specialista chirurgo colonproctologo che consiglierà anche una ecografia endoanale con sonda rotante e avrà un quadro quanto più chiaro possibile per poter pianificare un corretto percorso di terapia.

Il 2 Dicembre 2013 sono stato sottoposto a intervento chirurgico di mucoprolassectomia sec. Longo - Emorroidi interne di 3^ grado. Dopo un mese e mezzo circa ho avuto dei problemi abbastanza gravi per cui sono ritornato in sala operatoria perchè, come si evince da cartella clinica, " Dopo valutazione anale si esegue mucoprollassectomia sec. Longo, al termine si appongono 3 punti in vicryl sulla rima anastomotica per piccoli sanguinamenti spongostan" punti che si sono staccati subito per cui si è formata una cicatrice molto grossa con conseguente sanguinamento e perdite tipo pus nonchè un restringimento della parte finale dell'ano. Dopo il secondo intervento (ripulitura della cicatrice) il chirurgo mi controlla settimanalmente mentre a casa faccio terapie del tipo dilatatori, psillogel,lexil, mioxyrag, proctocid, luan ecc.. A distanza di un mese ci sono dei miglioramenti ma molto lentamente continuo ad avere delle perdite, bruciori continui a volte insopportabili che devo ricorrere al tora-dol e bagno sempre a disposizione, non riesco a trattenermi non comando più la muscolatura. Insomma questa benedetta cicatrice non si cicatrizza più anche se il chirurgo continua a ripetermi che ci vuole tempo ma quanto tempo? Sono passati quasi tre mesi e tribolo ancora. Mi dica guarirò? Grazie aspetto risposta .

Caro Signor Antonio,

non saprei dirle quanto ancora durerà la sua sofferenza, ma purtroppo le complicanze (frequenti) della tecnica di Longo, impongono un lungo periodo di sintomi e cure ricorretnti, non escludendo nuovi interventi chirurgici. Il mio consiglio è di valutare anche la funzionalità degli sfinteri anali, il cui deficit è la causa dell’urgenza defecatoria e della eventuale incontinenza, al fine di ricorrere immediatamente alle cure riabilitative, necessarie per ripristinare il normale controllo. A mio parere una visita proctologica completata con una videoproctoscopia digitale e con una eventuale manometria anorettale (non in ultimo una ecografia endoanale, secondo il parere dello specialista), potrebbe essere utile per una corretta diagnosi e per un adeguato percorso di terapia.

Buonasera Dott. ,sono stato operato in francia nel 2011, di una decompressione pudendale bilaterale , ma ancora oggi sto molto male specie dopo i rapporti sessuali ,bruciori anali ,e urinari, dolori dentro l'ano ,mi ha detto il medico che ci vuole tempo , ma sono gia passati due anni e mezzzo quanto tempo ci vuole ,non riesco a lavorare sono molto preoccupato .le medicine non fanno effetto

Se la patologia curata è una neuropatia del pudendo a mio parere l’intervento di decompressione, molto praticato, in molte persone non ha alcun effettivo beneficio. Nella mia esperienza fatta la diagnosi di causa della neuropatia è possibile praticare un percorso terapeutico, spesso basato su una adeguata terapia di riabilitazione, che gradualmente porta al controllo e alla abolizione dei sintomi.

Sono una pediatra.Nel mese di Maggio 2012 sono stata operata di prolasso mucoemorroidario di 3 grado col metodo THD. A distanza di un anno presento ancora una sintomatologia caratterizzata da bruciore,calore,tensione dolenzia a volte senso di peso a livello anale, perineale,vulvare.Pratico terapia da circa un anno periodicamente con Asacol supposte a di alterni e da 15 giorni Neuraben 1cox2 con scarso beneficio.Un collega mi consigliava al bisogno Luan per via rettale.Sono in terapia da due mesi con colpotrofine per via vaginale due volte la settimana per distofia vulvovaginale.Sono molto scoraggiata per questo mio problema. Ringrazio per la risposta.Distinti saluti.

Cara Dottoressa, probabilmente i suoi sintomi possono derivare da una diversa patologia e comunque  andrebbe ben valutata la condizione del canale anorettale mediante una videoproctoscopia digitale. Quello che descrive, soprattutto il dolore gravativo perineale, potrebbe essere correlato ad una disfunzione del pavimento pelvico e non derivare dall’intervento subito. Consulti il proctologo di fiducia per una corretta diagnosi e un adeguato percorso di terapia.

gentile professore ,sono una signora di 66 anni della provincia di BRINDISI.SONO DA SEMPRE SOFFERENTE DI STIPS e colon irritabile anche se mai chiaramente diagnosticato. Sono portatrice di prolasso vaginale ,corretto chirurgicamente con intervento di fissazione della vagina al promontorio sacrale e prolasso rettale con rettocele anteriore corretto all'incirca due anni fa con l'intervento di Longo. Da questo ultimo intervento, dopo un breve miglioramento iniziale, non ho avuto molto beneficio. Evacuare è sempre molto difficile e devo ricorrere a tecniche manuali clisteri e lassativi. La situazione va sempre più deteriorandosi anche perchè dopo una evacuazione sento dolore anteriormente e temo che gli sforzi fatti possano compromettere anche il precedente intervento alla vagina.Sono veremente disperarta . ho letto il suo libro e desidererei un suo consiglio .

Cara Signora,

le cause della stipsi sono diverse e andrebbero tutte ben investigate per una corretta terapia. Nel suo caso, oltre al colon irritabile, si può pensare ad una disfunzione del pavimento pelvico, confermata dal prolasso vaginale e rettale corretti chirurgicamente. Purtroppo, a mio parere, la chirurgia anche se corregge l’anatomia non può fare altrettanto con le dinamiche neuromuscolari che favoriscono una adeguata evacuazione. Una adeguata valutazione clinica sullo stato funzionale del pavimento pelvico potrebbe essere utile per comprendere se esistono le indicazioni per una corretta terapia di riabilitazione del pavimento pelvico oltre a curare adeguatamente il colon irritabile. La ringrazio per aver letto Il Dono Negato.

Gent.le Dottore,Le scrivo in merito ad un problema avuto in seguito al parto del mio primo figlio. Le premetto che ho partorito in Inghilterra, dove la prassi è diversa da quella italiana. Con la nascita di mio figlio, avvenuta dopo 36 ore di travaglio e conseguente ricorso a episiotomia ed estrazione del bimbo tramite forcipe, ho riportato una rottura perineale di terzo grado e lacerazione vaginale interna.Ho avuto non pochi problemi nel corso dei primi mesi. Oggi, a quasi 7 mesi dal parto, va meglio ma ho ancora stitichezza e difficoltà nello spingere per defecare, fastidioso dolore alla ferita nel caso di pressione, dolore atroce nei rapporti sessuali (che infatti io e mio marito non abbiamo) e difficoltà a volte nel trattenere urina se molto urgente.Arrivò ora al dunque. Il 25 giugno, al Royal Free Hospital di Londra, ho eseguito la manometria anorettale.Le riporto qui di seguito i risultati. Minimum sensory volume. 60 ml. (15-40ml)First urge to defecate. 100 ml. (90-150 ml)Maximum tolerated volume 140 ml (150-280ml)Rectohanal inhibitory reflex presentResting sphincter pressure. 64mmHg. (40-70 mmHg)Squeezing sphincter pressure 39 mmHg (60-100 mmHg)Achieved sphincter pressure 104mmHg (100-180 mmHg)High pressure zone Lenght. 2cm, starts at 2 cm from anal verge (HPZ 3-5 cm)On coughing, anal pressure>rectal (normal).Cosa mi può dire a riguardo?La ringrazio in anticipo e resto in attesa di una sua risposta.Cordiali saluti

Cara Signora,

il parto distocico ha potuto causare una lesione estesa agli sfinteri anali che, come dimostra l’esito della manometria, risultano poco funzionali nella contrazione volontaria. Il parto mette a rischio il pavimento pelvico femminile sempre, anche quando si svolge in modo semplice e rapido. Non è infrequente dopo un parto naturale avere disturbi della continenza e sessuali che con il tempo regrediscono ma che poi compariranno in età più matura e spesso in menopausa. A mio parere dovrebbe anche sottoporsi ad una ecografia endoanale con sonda rotante per valutare l’integrità degli sfinteri e fatta una corretta diagnosi stabilire un adeguato percorso di terapia che, nel caso specifico, inizia sicuramente con una adeguata e attenta riabilitazione del pavimento pelvico, condotta in centri specializzati e da personale adeguatamente formato.

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