Il termine di Riabilitazione, in Colonproctologia, è identificato con l’assistenza pluridisciplinarIe dei pazienti portatori di stomie. La riabilitazione prevede il recupero psico-fisico e sociale, la cura dello stoma, il recupero della continenza. Quest’ultimo obiettivo ha permesso un primo approccio “non chirurgico” alla risoluzione della incontinenza fecale presente nei soggetti non stomizzati.
Applicando principi rudimentali e supportati da scarne referenze bibliografiche, dal 1983 abbiamo iniziato ad affrontare il problema incontinenza fecale come “sintomo” di altre patologie cercando di migliorare i risultati ottenuti chirurgicamente. L’insegnamento di semplicistici esercizi di contrazione e rilasciamento degli sfinteri anali ha dato gli albori alla riabilitazione dell’incontinenza fecale, che già nel 1985 si avvaleva di metodiche di supporto più sofisticate, quale l’elettrostimolazione ed il biofeedback, reclutate dall’esperienza in campo uro-ginecologico.
Lo studio delle dinamiche neuromuscolari, i nuovi modelli anatomo-fisiologici, il miglioramento delle metodiche diagnostiche, permettevano di approfondire la conoscenza di altre alterazioni funzionali del distretto ano-rettale, permettendo l’esatto inquadramento dei disturbi della funzione evacuativa nel contesto delle disfunzioni del pavimento pelvico.
Contemporaneamente ad altri ricercatori, abbiamo avuto modo di verificare gli ottimi risultati ottenuti con le metodiche riabilitative nell’incontinenza fecale e lo sviluppo tecnologico ha portato a sofisticate e versatili apparecchiature computerizzate, che permettono una più sicura ed efficace attuazione della terapia. Nel corso degli anni abbiamo sviluppato, sperimentato, attuato e standardizzato l’originale Rieducazione Funzionale degli Sfinteri Anali per il trattamento dell’incontinenza fecale. Analoghi sviluppi si sono ottenuti nell’ambito del trattamento della stipsi espulsiva, nella sindrome spastica del pubo-rettale, nel dolore pelvico cronico, nella sindrome del nervo pudendo, nel trattamento sintomatico del rettocele e del megaretto, nel trattamento adiuvante del prolasso del retto con incontinenza fecale.
Nel 2013 i traguardi raggiunti dalla riabilitazione in colonproctologia rappresentano solo una parte delle potenzialità della metodica; questa secondo noi deve far parte del bagaglio professionale del chirurgo colonproctologo che si occupa dei disturbi dell’evacuazione. Ulteriori progressi si sono ottenuti con lo sviluppo delle metodiche diagnostiche (manometria anorettale, ecografia endoanale bi/tridimensionale, cistocolpodefecografia, RMN dinamica del pavimento pelvico, videoprocoscopia digitale), terapeutiche (apparecchiature computerizzate, sonde anatomiche, la Extracorporeal Magnetic Innervation- ExMI, Neurostimolatore Sacrale) e con la standardizzazione della terapia di rieducazione funzionale del pavimento pelvico inteso come unità fisologica viscero-neuro-muscolare.
La complessità delle patologie, la varietà delle cause e la molteplicità dei trattamenti che ne derivano, impongono la formazione specialistica e pluridisciplinare dei medici e dei chirurghi coinvolti nello studio e nel trattamento delle patologie funzionali del pavimento pelvico. Quest’ultimo aspetto rappresenta un ulteriore motivo di stimolo per chi ormai da decenni è occupato nella ricerca e nello sviluppo nel campo delle patologie del pavimento pelvico, per una migliore qualità di vita e verso la moderna medicina del Terzo Millennio.